Nel primo trimestre di quest’anno, l’economia cinese, insieme a quella mondiale, ha subito una brusca frenata. A dirlo è stato lo stesso Premier Li Keqiang nel suo rapporto annuale sul lavoro del governo durante la “Doppia Sessione” da poco conclusasi. Il PIL di Pechino ha visto per la prima volta dal 1990 un brusco arresto, senza contare che l’intero settore del retail ha avuto un calo del 20.5%. Un’onda che ha investito ogni player sul campo. Adesso è quindi il momento di ripartire, e la Cina lo ha fatto abbracciando il mondo digitale.
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Il mercato interno conta ora il 58% del PIL
Pechino è pronta a cambiare sostanzialmente il modello di sviluppo che ha portato alla crescita del PIL negli ultimi 25 anni, decidendo di investire nella crescita del mercato interno. Secondo i dati, i consumi contano quasi il 58% del PIL del Paese, un salto in avanti rispetto al 52% del 2011. Ecco perché la leadership cinese vede nella ripresa dei consumi una delle politiche chiave per far ripartire il motore economico nazionale.
La risposta è stata data dall’emissione di coupon digitali. L’idea è nata a fine marzo e ad oggi, oltre 30 tra città e province in Cina hanno deciso di emettere questi e-voucher consegnati direttamente ai cittadini attraverso le piattaforme fintech di Alipay e WeChat Pay. Il governo ha dato largo margine di manovra ai diversi governi locali su come elargire questi aiuti. Gli users potranno utilizzare questi coupon nel migliore modo in cui vorranno, dall’andare fuori a cena al prenotare un viaggio ed ovviamente acquistare beni alimentari o altri prodotti. La mission è chiara: dare uno scossone nell’immediato ad una economia fortemente contratta a causa dei mancati acquisti dovuti al forzato lockdown del paese.
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Come hanno risposto le città?
A circa due mesi dall’emissione dei primi e-coupon, è già possibile trarre un bilancio.
- Pechino, la capitale verserà 1.7 miliardi in aiuti in 5 mesi. Nella giornata di ieri il governo cittadino di Pechino ha dichiarato che elargirà ben 1.7 miliardi di dollari in buoni acquisto per dare una sferzata ai consumi. La mossa della capitale è tra le più consistenti a livello nazionale.
- Shanghai, il cuore economico del paese si è affidato ad un evento ad hoc, il 5.5 shopping festival. Fiere, cross-border e-commerce e varie campagne promozionali, sono state le strategie messe in campo per dare una sferzata ai consumi e riprendere le vendite nella città.
- Hangzhou, capitale dello Zhejiang, nell’ultima settimana di marzo ha rilasciato oltre $230 milioni in voucher ed è pronta a raddoppiare la cifra in questo mese;
- Nanchino, capitale del Jiangsu, in soli 5 giorni ha emesso ben $1.4 milioni di buoni acquisto;
- Shenzhen, nel Guangdong, ha deciso di mettere in palio alcuni voucher attraverso una lotteria;
- Foshan emetterà invece circa $14 milioni spendibili unicamente per il settore turistico e nei negozi fisici, mentre altre città hanno chiamato direttamente in causa i giganti e-commerce come Alibaba, JD e Suning.
Siamo alla fine del tunnel?
La popolazione ha accolto positivamente questa nuova politica ed i grandi magazzini cinesi hanno cominciato a riempirsi, mentre gli e-tailers del Dragone hanno registrato un trend tutto in salita a cominciare da aprile ed il sentimento positivo si è rafforzato nel mese di maggio.
Siamo alla fine del tunnel? Gli analisti di Pechino avvertono che è ancora troppo presto per quantificare concretamente le perdite ed i danni all’economia reale, senza contare che è fondamentale evitare un secondo scoppio di Covid-19. Sicuramente la ripresa dei consumi in Cina è una buona notizia, ma bisogna stare attenti su cosa investire e a quali mercati puntare.
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Pechino punta allo sviluppo delle aree rurali
Con la sua politica centripeta, dove vuole puntare Pechino? Il governo mira allo sviluppo delle aree rurali, in particolare a lower tier cities e quella classe media composta prevalentemente da 400 milioni di persone. Vi sono tuttavia delle perplessità anche tra gli analisti di cinesi. L’emissione dei sopracitati e-voucher è, nelle idee dei legislatori cinesi, un aiuto diretto alle famiglie.
Bisogna vedere quanti realmente ne usufruiranno dato che la pandemia ha sì cambiato le abitudini di consumo dei cinesi, ma ha riacceso la tradizionale attenzione alle spese superflue dei consumatori stessi. Secondo una stima di McKinsey , le vendite “fast fashion” dovrebbero diminuire nel 2020 del 30% non bilanciate dalle vendite online. Per ora Pechino ha lanciato il suo bazooka per spingere i consumi, bisognerà aspettare la fine di giugno per vedere se questi avranno avuto effetto, ma i primi dati fanno ben sperare ad una ripresa.